20 novembre 2010

Po, un fiume di traffico

di Francesco Loiacono
Il trasporto sul Po non è mai decollato e per promuoverlo servirebbero strutture ad alto impatto. «Meglio il treno»


Pianura padana soffoca nel traffico stradale. Nella regione più ricca e produttiva d’Italia l’andirivieni di camion e tir sembra un male incurabile. Si parla spesso di “buttare nel fiume” le merci che viaggiano su gomma, ma rendere il bacino del Po una sorta di autostrada fluviale è un progetto carico di insidie. Ad oggi infatti il bacino del grande fiume è già utilizzato, anche se poco, nella sua parte veneta. «Il sistema attuale Fissero-Tartaro-Canalbianco e fiume Po, collegato con i porti di Venezia, Chioggia, Porto Levante e Porto Garibaldi funziona e in questi anni ha già trasportato milioni di tonnellate di merci», spiega Mario Borgatti, presidente dell’Unii, l’Unione navigazione interna italiana. Qui chiatte da 1.200 tonnellate lo percorrono cariche soprattutto di cereali destinati ai mangifici per allevamento. Le nuove chiatte da 2.000 tonnellate presto permetteranno il trasporto di carichi equivalenti a ben 70 tir. I problemi maggiori sono nel versante lombardo, dove i canali non sono del tutto navigabili e necessitano di interventi strutturali ad alto impatto. 

L’idea originaria di “bacinizzazione” risalente agli anni ’60 prevedeva un sistema di sbarramenti e chiuse che cambierebbero il corso del fiume trasformandolo in una successione di laghi. Oggi si parla di un sistema di quattro sbarramenti che produrrebbero energia idroelettrica. «L’unica finalità della bacinizzazione del Po – spiega il presidente di Legambiente Lombardia Damiano Di Simine – è spostare il terminal verso l’entroterra di quaranta chilometri, da Mantova a Cremona, neanche a Milano. Insomma, di fronte alla certezza di grossi impatti ambientali avremmo un beneficio assolutamente piccolo».

Quindi per togliere i Tir dalle autostrade padane poco o nulla può fare il Po, anche perché sulle chiatte viaggiano merci in competizione con quelle trasportate dai treni, non dai tir. «Un investimento reale sulle linee ferroviarie produrrebbe invece benefici rilevanti – scrivono in un dossier comune sul Po Legambiente e Wwf – sia per il trasporto passeggeri, che per quello merci che potrebbe fare affidamento su una linea dedicata ai convogli. Se dunque il trasporto sostenibile delle merci rappresentasse davvero (come dovrebbe) l’asse prioritario di programmazione infrastrutturale lombarda, l’investimento su questa direttrice ferroviaria – aggiungono Legambiente e Wwf – sarebbe senza dubbio un’opera di massima necessità e urgenza, di rilevanza incomparabilmente superiore a quella di un’infrastruttura idroviaria».

(Pubblicato su Nuova Ecologia, settembre 2010)

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