15 gennaio 2011

Legge di Stabilità: una manovra contro l'ambiente

Meno opere per la sicurezza idrogeologica, più autostrade. Meno fondi per l’efficienza, più attenzione al nucleare e al Ponte sullo Stretto. Radiografia ambientale della Legge di Stabilità di Francesco Loiacono


Speriamo che l’Italia regga. Non soltanto alla crisi economica che continua a stringere la sua morsa. Speriamo che regga alla Legge di Stabilità che il governo ha varato in fretta e furia subito prima di affrontare le forche caudine del 14 dicembre. Speriamo che regga nel senso letterale del termine, visto che il piano economico firmato dal ministro Tremonti destina sempre meno risorse alla tutela e alla conservazione del territorio: dalla frana di Giampilieri all’ultima alluvione in Veneto sono morte 48 persone sotto gli smottamenti e le ondate di fango provocate dalla cementificazione selvaggia e dalla mancata messa in sicurezza. Ma dei 900 milioni di euro destinati ai piani straordinari per tutelare gli oltre 3 milioni e mezzo di cittadini residenti nelle zone a più alto rischio idrogeologico, come denunciava qualche settimana fa Legambiente nel rapporto Ecosistema rischio, dentro la manovra del 2011 non v’è traccia. E questo “meno 900” rappresenta soltanto una delle sottrazioni con cui l’esecutivo guidato da Berlusconi, in continuità con quanto accaduto durante gli ultimi tre anni penalizza l’ambiente.

Siamo entrati nelle maglie del documento votato dalla maggioranza per denunciare l’attacco che il governo, mentre i riflettori erano puntati sul conflitto interno al centrodestra, ha sferrato alla modernizzazione, alla green economy, alla bellezza italiana. Il trasporto locale rappresenta l’esempio più eclatante. Ma non l’unico. Il ministero dell’Ambiente, tanto per cominciare, perde rispetto al 2010 ben 232,7 milioni di euro, pari al 33% della disponibilità. «Proprio quando nei prossimi anni si dovrà attuare la strategia per la biodiversità approvata in ottobre dalla conferenza Stato-Regioni» spiega Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente. E a nulla serve il parere dell’Agenzia europea dell’ambiente secondo cui l’Italia non rispetterà gli obiettivi di Kyoto snobbando il target comunitario del -20% di emissioni al 2020. Il depotenziamento degli incentivi per la riqualificazione energetica degli edifici, il famoso 55%, la dice lunga sulla logica che guida i tagli: «Avevano prodotto in quattro anni 600mila interventi mettendo in circolo 12 miliardi di euro nel settore dell’edilizia, che non gode certo di buona salute, con il gettito fiscale che ne consegue» dice Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto club e fra i “padri” di questa misura varata nel 2007 sotto il governo Prodi. Alla fine è stato reintegrato ma spalmando i rimborsi su dieci anni, anziché su tre com’era all’inizio.

Proprio mentre all’estero si varano norme in tutt’altra direzione: in Inghilterra il governo Cameron, per esempio, ha stanziato 7 miliardi di sterline come anticipo per le spese di quanti, famiglie e imprese, intraprenderanno una ristrutturazione “verde”. Ma l’assedio è su più fronti: a poche settimane dal crollo della Casa dei Gladiatori a Pompei la tutela dei beni culturali perde quasi il 16%, alla scuola viene sottratto il fondo per i libri gratis alle elementari. L’incertezza pesa fino all’ultimo sulla società civile visto che il decreto Milleproroghe riporta il fondo del 5 per mille a 400 milioni. Un quarto però sarebbe destinato alla ricerca contro la Sclerosi amiotrofica (Sla): «Questo strumento verrebbe snaturato perché la libera scelta del cittadino di destinare il 5 per mille delle proprie tasse ad un ente non profit varrebbe solo per 300 milioni» spiega Marco Granelli, presidente del Coordinamento nazionale dei centri di servizio per il volontariato. Le uniche certezze riguardano ben altri capitoli: per il Ponte sullo Stretto restano disponibili 2 miliardi e 153 milioni di euro (sul totale dei 6 che dovrebbero servire, a oggi, per finanziare l’opera). E il rilancio del Sud, che passa attraverso la modernizzazione delle ferrovie e la valorizzazione dei beni ambientali e culturali, può attendere.
(Pubblicato su Nuova Ecologia, gennaio 2011)


UN'ALTRA MANOVRA E' POSSIBILE
Alcune proposte per "un'altra manovra" di Sbilanciamoci, in milioni di euro (www.sbilanciamoci.org). Le uscite suggerite sono compensate dalla sola riduzione delle spese militari.

ENTRATE
4.000 Riduzioni delle spese militari

USCITE
200 Protocollo di Kyoto
500 Fotovoltaico
510 Altri interventi ambientali
1.200 Ferrovie pendolari e trasporto locale
913 Piccole opere
1.000 Ammortizzatori sociali
Totale 4.331

I tagli all'ambiente della Legge di Stabilità

La mobilità che continua a viaggiare su gomma, il territorio abbandonato a se stesso e l'efficienza energetica che va in retromarcia. Le misure contro natura della Legge di Stabilità




PATRIMONIO
Con la cultura non si mangia, ha detto Tremonti. Che quindi non si accontenta dei crolli di Pompei e demolisce l’investimento in arte, beni architettonici e paesaggio. L’incidenza sul bilancio dello Stato del ministero delle Attività culturali è identica a quella del 2010, lo 0,3%. Più che una dieta un digiuno, se paragonato all’1% dei maggiori Stati europei. Rispetto alle previsioni assestate per l’esercizio finanziario del 2010 si registra un decremento di 288,9 milioni di euro. La missione Tutela e valorizzazione dei beni e delle attività culturali e paesaggisitici prevede un decremento di 224,2 milioni (-15,6% rispetto al 2010).

MOBILITA'

Sul fronte trasporti nessuna novità purtroppo: il governo punta sempre su strade e autostrade e continua a foraggiare l’autotrasporto. La legge di Stabilità finanzia 400 milioni di euro per i mezzi su gomma per il 2011 e investimenti per 1.230 milioni di euro per nuove strade e autostrade, tra la legge Obiettivo ed Expo Milano. Sono finanziate la pedemontana veneta, l’autostrada Torino-Savona e la variante di valico Firenze-Bologna, il tratto autostradale Agliò Canova, il potenziamento della Bologna-Firenze e le infrastrutture per la mobilità al servizio del nuovo polo esterno della Fiera di Milano.

MINISTERO DELL'AMBIENTE
Il ministero dell’Ambiente resta ormai senza portafoglio: nel 2011 i fondi calano del 31,2% rispetto all’anno scorso, 232,7 milioni in meno in un settore già allo stremo. Con Prestigiacomo in polemica con il Pdl per le pressioni sul suo dicastero. Una vera e propria mattanza è in arrivo per le Aree protette, che passano da 54 a 6,8 milioni di euro. Per evitare il fallimento dei Parchi è stato istituito un nuovo fondo nel bilancio del ministero, che per i prossimi tre anni mette a disposizione 105 milioni. Insomma, i Parchi dovrebbero mantenere gli stessi fondi, ma a discapito di altre politiche ambientali.

ENERGIA
Che il governo non crede nelle rinnovabili s’era capito già a febbraio 2010, quando ha dato il via libera al decreto legislativo per la localizzazione dei siti nucleari. E se c’è da trovare i soldi per il costosissimo ritorno all’atomo saranno le rinnovabili a pagare dazio: a partire dal 2013 i certificati verdi, i titoli vendibili di cui hanno beneficiato i produttori di ecoenergia, gradualmente non esisteranno più. Inoltre, la legge di Stabilità inserisce la retromarcia allo sviluppo dell’efficienza energetica. L’importo della detrazione fiscale del 55% per chi riduce il fabbisogno energetico per riscaldare il proprio immobile andrà ripartito non più in cinque anni ma in dieci.

DIFESA DEL SUOLO
La difesa del suolo paga la decurtazione dei 900 milioni dedicati ai piani straordinari per la messa in sicurezza delle zone a maggior rischio idrogeologico. Non solo. Dagli oltre 500 milioni stanziati a questo fine dall’ultima Finanziaria di Prodi nel 2007, si passa ai 52 milioni e 828mila euro di oggi. Inoltre, soltanto dal 2012 il ministero dell’Ambiente potrà attingere a un accantonamento di 210 milioni per questo capitolo, dunque per l’anno in corso non c’è altro. Anche il programma di Protezione civile, collocato nello stato di previsione del ministero dell’Economia subisce una riduzione di 196,7 milioni di euro (pari al 9,4%). Non resta che sperare in un tempo migliore.

ISTRUZIONE
Come se non bastassero i tagli e i cambiamenti introdotti dalla riforma Gelmini, il governo abbatte, con la legge di Stabilità, un’altra scure sull’insegnamento. Mentre reintroduce 245 milioni per le scuole paritarie, tagliati con la manovra di luglio, il ddl di dicembre elimina il fondo per i libri gratis alle elementari e il comodato
d’uso alle medie: 103 milioni voluti dal governo Prodi nel 2007, e sempre finanziati fino a quest’anno. La legge di Stabilità taglia anche di 10 milioni di euro la “dote” in mano alle scuole per finanziare i Pof (piano d’offerta formativa). Questi 10 milioni sottratti alla scuola andranno all’Anas, che recupererà così il mancato aumento dei pedaggi stradali.

13 gennaio 2011

Parte il progetto "Passi insieme"

La danza per avvicinarsi e avvicinare tra loro bambini down e non. Parte un corso, gratuito, realizzato dalle associazioni "Quipu" e "Duncan 3.0" e finanziato dalla Provincia di Roma


IL CALENDARIO / IL VOLANTINO

Parte la terza edizione del progetto “Passi insieme”, un percorso di integrazione tra bambini down e non, attraverso la danza-terapia applicata all’età evolutiva. Il progetto si svolgerà sotto forma di corso di danza prevedendo un impegno settimanale di 1 ora per un totale di 24 settimane di lavoro più 4 laboratori da 2 ore ciascuno. Vogliamo che sul nostro territorio ci sia un corso settimanale di danza rivolto ai bambini down, svolto in un luogo deputato alla danza, all’interno dell’ordinaria programmazione ed in stretta relazione con le altre classi di bimbi, così da incrementare l’integrazione attraverso la creazione di relazioni stabili sia tra i bambini che tra le famiglie. Al termine del percorso sarà organizzata una performance finale.

11 gennaio 2011

Ilva: “Taranto non è la città più inquinata d’Italia”

La targa dei cittadini del quartiere Tamburi a Taranto

L’azienda siderurgica presenta il bilancio Ambiente e sicurezza a porte chiuse. Esclude dalla sala i giornalisti. E utilizza a modo suo i dati di Legambiente / di Francesco Loiacono

Un ponte di veleni, sospet­ti e omissioni ancora oggi collega l’acciaieria Ilva a Taranto ai suoi cittadini, ai suoi lavoratori, ai suoi malati. Nonostante il siderurgico più grande d’Europa si sia dotato delle migliori tecnologie dispo­nibili per abbattere le emissioni di diossina, come chiede la legge regionale voluta da Vendola. La diossina che fuoriesce dai camini dell’industria è diminuita, ma i tecnici dell’Arpa possono compiere rilevamenti solo “per appuntamen­to”, mancano ancora i campiona­menti di continuo.
«Perché una centrale a turbo­gas, che inquina relativamente poco, deve avere quattro centraline per i monitoraggi e questo non av­viene per il gigante dell’Ilva?», la­menta il direttore dell’Arpa, Gior­gio Assennato, alla presentazione del secondo rapporto aziendale Ambiente e sicurezza. Un’occasione in cui i vertici dell’acciaieria han­no rivendicato con forza, davanti al presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, ai rappresentanti delle istituzioni locali e con la be­nedizione dell’arcivescovo di Ta­ranto, gli sforzi fatti per inquinare meno. «Se l’Ilva cambia, Taranto cresce. È arrivato il momento di riconoscere che l’Ilva è cambiata» ha detto Fabio Riva, figlio del pre­sidente del gruppo Emilio Riva, in una sala conferenze dell’Ilva inter­detta ai giornalisti. Solo i direttori delle testate hanno potuto assi­stere alla presentazione, i cronisti hanno seguito i lavori confinati in una saletta.

Fuori dai cancelli, sotto a un ponteggio su cui campeggiano ope­rai ai quali non è stato rinnovato il contratto, c’erano i legambientini in tute gialle con lo striscione “Ci siamo rotti i polmoni. Liberiamo l’aria dal benzo(a)pirene”. Dentro, nella mole di dati presenti nel rap­porto, molti di origine aziendale, l’Ilva ne cita uno in modo tenden­zioso, svelando le crepe dietro la facciata: «Taranto non è la città più inquinata d’Italia – afferma l’ingegner Adolfo Buffo, della dire­zione qualità, ecologia e sicurezza dell’Ilva – Lo dicono i dati di Le­gambiente che in una sua classifica sull’inquinamento da Pm10 colloca Taranto al 62esimo posto in Ita­lia». Una citazione mal posta. «Li­mitarsi a citare il dato della nostra campagna Pm10 ti tengo d’occhio è un modo furbo per occultare la si­tuazione ambientale del capoluogo jonico – replica Lunetta Franco, presidente del circolo di Legambiente Taranto – Perché omet­tono la classifica stilata in primavera da Le­gambiente in occasione dell’approvazione della direttiva europea sulle emissioni delle grandi in­dustrie?». Secondo questa classifica, l’Ilva detiene tutti i “primati” negati­vi dell’Ines, l’Inventario nazionale delle emissioni e loro sorgenti.
«Sarebbe utile che dall’azienda non arri­vassero più segnali con­traddittori – commenta il respon­sabile scientifico di Legambiente, Stefano Ciafani – se da un lato si fanno interventi sugli impianti, dall’altro non si contribuisce alla realizzazione di una rete esterna di monitoraggio del benzo(a)pirene. Un sistema controllato da un ente terzo come l’Arpa è l’unica garan­zia per i cittadini». L’azienda, inve­ce, usufruisce anche di un favore governativo: il dlgs 155/2010, ap­provato con un blitz ferragostano, che consente di emettere fino al 2012 benzo(a)pirene oltre i limiti di legge. Così, mentre il comitato Taranto Futura spinge per ottene­re un referendum per la chiusura di tutto lo stabilimento o di alcune parti, e mentre i Verdi lanciano la prima class action contro i danni da inquinamento, l’azienda invia nelle case dei tarantini 30mila co­pie della rivista Il Ponte: «Per crea­re un dialogo con i lavoratori, i loro cari e più in generale con la città», scrive nell’editoriale il presidente Emilio Riva. Un dialogo che parte, ma con poca chiarezza.

Pubblicato su Nuova Ecologia, gennaio 2011: IL PDF