6 settembre 2011

Misteri di guerra


di Gianluca Di Feo *

Solo in Italia poteva accadere. Abbiamo custodito per quasi settant’anni la più grande discarica di armi chimiche d’Europa e forse del mondo. Abbiamo permesso che questi ordigni mostruosi si disperdessero nell’ambiente: negli angoli più belli dei nostri mari, dei nostri laghi, delle nostre periferie e persino nel cuore delle nostre città. Lì il segreto di Stato figlio della guerra fredda, e soprattutto l’ignavia di una classe politica incapace di tutelare i cittadini, hanno lasciato che si seppellisse l’eredità della follia bellica più incredibile: migliaia di tonnellate di gas velenosi – testate all’iprite, all’arsenico o a base di altre sostanze micidiali – progettati per mantenere intatta la loro letalità nei decenni. Un incubo fortissimamente voluto dal regime fascista che riempì l’Italia di laboratori e fabbriche per creare il più grande arsenale chimico del mondo. Impianti spesso cancellati anche dalla memoria – come quello di Foggia o di Pavullo (Modena) – o trasformati in altre fucine di malattie – come a Massa, Melegnano o Pieve Vergonte – senza mai ripulire i resti dell’attività militare. Durante il conflitto quelle bombe non vennero mai usate per il terrore di innescare una appresaglia dalle conseguenze imprevedibili. Per questo tra il 1943 e il 1948 i veleni prodotti in Italia e le scorte trasferite nella Penisola dagli altri eserciti finirono in mare o nel terreno: gli americani buttarono nei fondali di Tirreno e Adriatico centinaia di migliaia di bombe e proiettili con ogive chimiche. Non solo. Nel segreto assoluto le forze armate italiane hanno mantenuto fino agli anni Ottanta centri di ricerca e depositi di questi ordigni vietati da tutti gli accordi internazionali. 
 
Quando nel 2004 ho cominciato a ricostruire la vera storia delle armi chimiche in Italia sono rimasto sconvolto da quello che emergeva dai dossier top secret britannici, conservati nei National archives di Londra. E dopo la pubblicazione delle mie ricerche nel volume Veleni di Stato molte altre segnalazioni scioccanti si sono aggiunte: come i casi inspiegabili di tumore negli uffici dell’università La Sapienza, installati lì dove un tempo si testavano i gas bellici. In tutta Italia adesso una rete di associazioni vuole la verità: sapere che prezzo stanno pagando per la follia dei signori della guerra. È ora che tutti i segreti cadano. 

* autore del libro “Veleni di Stato”
Questo articolo è stato pubblicato su La Nuova Ecologia di settembre 2011

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