27 luglio 2011

Trekking tra i rifiuti in montagna

foto di Lucia Perrotta / collettivo Wsp
Una passeggiata sui Monti Lepini (Lt) rivela il problema dei rifiuti in montagna di FRANCESCO LOIACONO  - Inchiesta in pdf  
 



Carcasse, pneumatici e batterie d’auto, secchi di vernice, pezzi di computer, giocattoli. Perfino una scavatrice smontata e ricoperta da vegetazione. Non sono i rifiuti abbandonati in una qualsiasi discarica abusiva italiana ma ciò che abbiamo trovato domenica 12 giugno durante un’escursione sui Monti Lepini, nel Lazio, insieme a Simone Nuglio, un attivista di Legambiente con la passione per le vette, e al suo amico Angelo Pianelli. Forse non sarà così ovunque ma il problema dei rifiuti, come sa chi le frequenta, sulle montagne italiane c’è eccome: «Sul “Sentiero degli Dei” fra Bomerano e Positano, sulla costiera Amalfitana, c’è una zona piena di copertoni e rifiuti ingombranti – conferma Fabrizio Bernini, accompagnatore turistico di Federtrek – Oppure vicino Civita Castellana, a Viterbo, in un sentiero aperto lo scorso anno c’è già una discarica di copertoni».



RELITTI NEL BOSCO
Lo scenario che ci si presenta mentre avanziamo nei Lepini, come documenta il nostro video, d’altro canto è impietoso. E anche il racconto delle guide che ci accompagnano lungo questi sentieri non lascia dubbi: «Avevo dieci anni quando ho visto per la prima volta questa macchina abbandonata – dice Angelo, oggi  trentacinquenne, indicando una vettura rossa al cui interno crescono ormai erbacce e fiorellini di campagna – Sono passati vent’anni ed è ancora lì. Certo, è in una proprietà privata, ma il percolato che produce va nel terreno». Facciamo qualche tornante e c’imbattiamo in una scavatrice, anch’essa abbandonata con accanto una tanica di benzina. «Siamo al Tufaliccio, in una zona compresa tra Campo Levito e il Piglione, poco oltre i 500 metri di altitudine – riprende davanti allo scheletro della scavatrice – Questo obbrobrio è qui da più o meno cinque anni, quando è stata sequestrata perché stavano realizzando una strada pare senza autorizzazione. Quando ci sono tornato quest’inverno l’ho trovata letteralmente smontata: qualcuno ha portato via il motore. Per fortuna un camper che si è ribaltato durante un taglio del bosco ha avuto sorte migliore. Era finito in un fosso ma dopo qualche mese è stato rimosso».

Simone Nuglio (Legambiente) recupera una batteria


CANALONI INTASATI
Ci fermiamo un attimo ad ammirare il paesaggio: il centro abitato di Cori stretto tra due selle boscate. «Da questo punto si capisce perché nei boschi troviamo così tanti rifiuti – attaca Simone Nuglio – Uno degli elementi che determinano l’abbandono è la vicinanza, l’altro è l’accesso. Arrivare a questi sentieri che si perdono su per la montagna è relativamente facile, così c’è chi ci viene per abbandonare di tutto». Riprendiamo il percorso e arriviamo in località Terzo ponte, sul canalone in cui confluisce l’acqua nei giorni in cui piove di più. Qui, sul letto del canale troviamo parecchie buste di rifiuti e 4-5 metri sotto il sentiero anche una batteria d’auto esausta. «Questa è un’artetia principale del canalone che arriva fino al ponte romano della catena giù in paese – aggiunge Simone dopo aver recuperato la batteria calandosi nel dirupo con una corda – Tutti questi rifiuti con l’arrivo delle piogge saranno spinti sempre più a valle, potrebbero chiudere la luce del ponte determinando rischi da non sottovalutare».



MEZZI INSUFFICIENTI
Ci spostiamo ancora e arriviamo a un altro fosso del canalone che, quando arriva a Cori, passa sotto il ponte della Catena risalente al I secolo a.C., nei pressi di Porta Ninfina. «Tutto il costone di questo canale – riprende – è caratterizzato da cumuli e cumuli di rifiuti». C’è di tutto: un lavabo, mattoni e piastrelle, pezzi di maiolicature, fino a un’intera automobile, una Smart, fatta a pezzi. Sarà stata gettata qui forse perché è stata rubata. Ma quel che preoccupa di più è un’altra automobile a precipizio sul canalone, bloccata solo da un albero. Inevitabilmente finirà nel letto del torrente in cui troverà sfogo l’acqua quando pioverà più intensamente. Ci sono anche vetri, secchi e barattoli, una vera e propria discarica. La situazione, insomma, è critica. E poco riescono a risolvere al momento le domeniche ecologiche organizzate dal Comune di Cori, che ha un territorio molto vasto da controllare, con mezzi sicuramente insufficienti. «La comunità montana dei Monti Lepini ci dà una mano nella manutenzione del territorio – dice dal canto suo Enrico Bernardini, assessore all’Ambiente del Comune di Cori, che incontriamo dopo la nostra escursione – ma spesso i mezzi, in risorse economiche e uomini, non sono sufficienti per un territorio così vasto». Un discorso che si ascolta spesso, purtroppo, di questi tempi quando ci si confronta con gli amministratori. L’unica speranza così rimane l’apertura ormai prossima del centro di raccolta rifiuti ingombranti e l’aiuto della Guardia nazionale ambientale, da poco insediata in paese. «Quando un decreto del sindaco la doterà di poteri di polizia giudiziaria - aggiunge l’assessore - potrà controllare il territorio e sanzionare reati quali l’abbandono di rifiuti». Nel frattempo il panorama resta costellato da cumuli d’immondizia.

Pubblicato su La Nuova Ecologia, luglio-agosto 2011

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