23 aprile 2011

Due ruote di rabbia



di Francesco Loiacono


Ogni tanto prendo coraggio e sbircio questo contatore. E la rabbia sale, sempre di più. Il numero bianco su fondo rosso indica i ciclisti morti dall’inizio dell’anno in Italia. Spesso, quasi sempre, non sono ciclisti che usano la bici per sport e si allenano per gareggiare in competizioni sportive. Sono cittadini che semplicemente si spostano per le vie della loro città su due ruote, affrontando traffico e inquinamento. E lo sberleffo di chi dice che la bici è insicura, dimenticando quanto sia ingombrante, duro e contundente il proprio mezzo a motore.


Oggi, purtroppo, si aggiunge un’altra persona a questa lista. Si tratta di Lucio Dione, morto in seguito a un incidente avvenuto giovedì notte sul Ponte Girevole di Taranto. Lucio Dione, con il comitato Altamarea, combatteva l’inquinamento anche quando non era sui pedali della sua bici.(Vedi il video in cui spiegava l'impegno di Altamarea). Il conducente della Audi A3, che l'ha travolto, un 34enne di Taranto, è accusato di omissione di soccorso e guida in stato di ebbrezza.

«Un uomo solare ed estroso che amava la natura, la campagna, il mare - ricorda Lucio Dione in una nota il comitato Altamarea - e li rispettava come rispettava se stesso, e viveva operoso perché quel rispetto albergasse in tanti altri cuori e soprattutto nei giovani ancora non contaminati dalla dura realtà quotidiana». «Il tuo ricordo e la comune fedeltà ai valori che impregnavano la tua vita consentiranno a noi, eredi e continuatori di quella splendida stagione - conclude Altamarea - di superare il dolore e ci sproneranno ancor più a far meglio nella missione che ci siamo dati, sui temi del rispetto della salute, dell'ecologia, dell'educazione civica, che con te condividevamo».

E mentre si è spenta la giovane vita di Lucio Dione, nell’ospedale tarantino Santissima Annunziata è giunto un altro giovane ciclista in gravi condizioni: un trentenne schiacciato da un furgone su un muretto a secco della statale San Gorgio Jonico-Monteparano.
E la commozione si trasforma ancora una volta in rabbia.
Ciao Lucio


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