REGIONE IN RITARDO
Un milione. È il numero spaventoso delle tonnellate di amianto che si trovano nel Lazio. Per avere un’idea di quanto sia grande questo numero, basti pensare che una gigantesca portaerei americana, a pieno carico, arriva a pesare circa 100.000 tonnellate. È come se nella regione fossero parcheggiate dieci enormi portaerei d’amianto. Un materiale killer che ha fatto, dal 2001 a oggi, 1.042 vittime nel Lazio, e non solo fra i lavoratori. Lo dimostra il numero crescente delle donne afflitte da mesotelioma. «L’ipotesi è che ci sia una componente ambientale dell’esposizione all’amianto – dice Francesco Forastiere, direttore dell’unità operativa complessa del dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario del Lazio, che ha registrato tutti i casi di mesotelioma nella regione dal 2001 al 2013 – Per gli uomini si tratta di un’esposizione da lavoro, lo dimostra la distribuzione geografica dei casi di mesotelioma maschili, ad esempio nella Capitale: sono quasi tutti nei quartieri a est a presenza operaia. Mentre la distribuzione geografica è diversa per le donne – continua – si trovano soprattutto nel centro e al nord della città. Ecco perché ci domandiamo: “questi casi femminili sono dovuti a esposizione ambientale?”. Ci sono molte abitazioni con tetti in eternit e altre strutture in amianto. Ecco perché ipotizziamo un’esposizione ambientale».
FIBRA SECOLARE
In dieci anni sono state rimosse soltanto 100.000 tonnellate del materiale e solamente il 12% del territorio è stato regolarmente mappato e individuato da satelliti, aeroplani o moderni droni, il cui utilizzo sperimentale è partito nel luglio 2014 nel Municipio I a Roma. Se la bonifica continuerà con questi ritmi ci vorranno altri cento anni perché il Lazio sia libero dall’amianto, ma ogni anno che passa il rischio di incidenti aumenta sempre di più. Ne è un esempio l’incendio che ha colpito lo scorso 17 gennaio la Cemamit, storica fabbrica di cemento amianto del frusinate, che si è poi fortunatamente rivelato circoscritto solo ad alcuni rifiuti abbandonati nei pressi del complesso.
LEGGE DI SPERANZA
L’emergenza laziale è stata al centro del convegno “Per una regione libera dall’amianto” che si è svolto il 4 febbraio, proprio nella sede della Regione, fra le testimonianze degli esposti e degli studiosi sotto lo slogan Non possiamo aspettare oltre. «Dobbiamo trattare in modo organico e sinergico la mappatura, la sorveglianza e la prevenzione sanitaria, lo smaltimento, le bonifiche e le informazione ai cittadini, oltre che la formazione degli operatori» spiega Cristiana Avenali, consigliera regionale che ha presentato una legge con la quale si vorrebbe istituire uno “Sportello amianto” nelle Asl e rendere gratuite le prestazioni diagnostiche. Il testo di legge vuole inoltre promuovere un registro degli edifici con presenza di amianto e la creazione di un nucleo amianto per il coordinamento delle azioni e il recupero delle risorse necessarie. «Questa proposta di legge – prosegue Avenali – cerca di affrontare in maniera concreta e sistemica i problemi legati all’esposizione all’amianto in modo da sopperire ai tanti ritardi ormai ventennali. È iniziato un percorso importante per fornire ai cittadini uno strumento al servizio della loro salute e di quella del territorio – conclude – Le prossime settimane saranno utili per recuperare tutte le proposte, le istanze e le necessità migliorative del testo di legge proposto, affinché anche il Lazio possa finalmente dotarsi di una legge regionale in materia». Intanto, rivolgendosi al nuovo Sportello amianto del Municipio I di Roma Capitale, i romani potranno essere assistiti nella rimozione di manufatti contenenti amianto a costi calmierati. Lo sportello, online per il primo anno a cura dell’Aiea, prevede anche assistenza e supporto presso le Asl competenti per gli esposti o ex esposti. Sono i primi passi per un futuro libero dall’amianto. Ancora lontano.
(di Francesco Loiacono e Matteo Nardi, pubblicato su La Nuova Ecologia di maggio 2015)
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